Intervista a Claudio Trotta

di Gabriele Temporiti, Staff ACDC Italia.

Claudio Trotta è un produttore artistico italiano, nonchè fondatore di Barley Arts, dal 1979 una tra le più importanti realtà italiane impegnate nell'organizzazione di concerti, spettacoli dal vivo e festival per decine e decine di artisti internazionali e non. Promoter storico per i concerti degli AC/DC nel nostro paese, ha accettato di rispondere a qualche nostra domanda.

Ciao Claudio, grazie mille per la disponibilità. Partiamo con il “tema” attuale. Dopo il concerto degli AC/ DC al PowerTrip sembrava essere imminente l’annuncio del tour, puoi dirci come mai è slittato tutto ad appena poco più di tre mesi dall’inizio? Un evento più unico che raro.

Francamente non lo so esattamente neanche io. Diciamo che si sono presi tutto il tempo che hanno voluto e sinceramente non vedo perché non avrebbero dovuto. Noi ci abbiamo lavorato dall’Agosto 2023 quando ci sono stati i primi contatti seri per il tour europeo. Quando i tour sono annunciati e messi in vendita 12/18 mesi in anticipo vi è sempre qualcuno che si lamenta: non mi pare che la “musica” sia cambiata quando invece lo si fa pochi mesi prima. Difficile mettere tutti d’accordo.

Oltre alla RCF Arena c’erano altre opzioni o date, poi sfumate per qualche motivo che puoi rivelare?

Certo, la mia prima intenzione era di presentare il gruppo a San Siro per due giorni. Avevamo opzionato nella seconda metà di Luglio e anche già pagato un primo deposito alla società che ne gestisce il booking per effettuare due concerti. Tuttavia il routing europeo ha preso un'altra direzione e la data possibile per l’Italia è diventata quella del 25 Maggio. San Siro non era disponibile e allora, d’accordo con il management e l’agenzia del gruppo, abbiamo optato per un concerto per 100.000 persone alla RCF Arena di Reggio Emilia, così anche da accontentare il più largo possibile numero di fan utilizzando un'arena attrezzata costruita per la prima volta in Italia appositamente per i concerti pop e rock.

Andiamo indietro negli anni. Come mai, anche secondo la tua esperienza in ambito di eventi e di musica nel nostro paese, gli AC/DC non hanno mai considerato un concerto in Italia fino al 1984? E come mai altri sette anni per riaverli in Italia nel 1991 al Monsters of Rock, grazie a Barley Arts?

Credo sia opportuno ricordare che i primi due concerti nel 1984 organizzati dal leggendario Franco Mamone ebbero purtroppo un successo di pubblico molto ridotto. Il "Monsters Of Rock" del 1991 a Modena invece vide 42.000 paganti che per l’epoca rappresentava un numero eccezionale di fan. Da lì tutti gli altri concerti in Italia di AC/DC sempre promossi da me, ebbero risultati più che soddisfacenti relativamente al “mercato” italiano del live nel campo del rock. Penso che sia interessante provare a fare una considerazione generale: gli ultimi 10/15 anni, che hanno visto per le nuove e nuovissime generazioni l’affermarsi di generi quali il trap e l’urban, davvero molto lontani dagli stilemi del rock, dell’hard rock e dell'heavy metal, sono stati caratterizzati forse paradossalmente da una crescita esponenziale di interesse verso i grandi del “passato” del rock. Penso agli exploit di vendita di biglietti e di attenzione per esempio di Stones, Bruce Springsteen, Aerosmith, Roger Waters, Macca, Iron Maiden, Guns'n'Roses e Metallica per fare solo degli esempi. Prezzi del biglietto oggettivamente spesso elevati in relazione al potere d’acquisto degli Italiani, secondary ticketing, speculazioni di vario genere, non hanno fermato questa corsa al desiderio primario di esserci "costi quel che costi". C'è da chiedersi cosa succederà quando per raggiunti limiti di età questi straordinari artisti non andranno più in tour.

Molte location rimangono impresse nei cuori e nella memoria di migliaia di fan. Ricordi altre venue prese in seria considerazione come alternativa o in aggiunta per i concerti AC/DC organizzati da Barley Arts fino ad oggi? Ci ricordiamo di una ipotetica data a Pesaro per il "Black Ice Tour"...

Le caratteristiche e le dimensioni delle produzioni degli AC/DC sono sempre state il fulcro delle scelte relative alle location. Indoor non sono molte le strutture che possano ospitarli in Italia, credo che Pesaro non sia stata possibile per questi motivi. Se mai dovessero tornare in Europa e quindi in Italia indoor sarebbe bello fare una residency all’Unipol Arena di Bologna: senza dubbio la migliore arena al chiuso del nostro paese oltre che la più capiente.

Ti tornano in mente richieste particolari da parte di qualche membro del gruppo, o un aneddoto da “addetto ai lavori” che vale la pena di raccontare agli utenti di AC/DC Italia?

Il gruppo ama il cibo italiano. Abbiamo avuto la fortuna dal 1991 di avere in un paio di occasioni la possibilità di andare al ristorante insieme. Spero che la cosa si possa ripetere a Reggio Emilia.

Utilizzo dei cellulari ai concerti. In vista delle 100.000 persone a Reggio Emilia, come consideri questo fenomeno del “dover condividere a tutti i costi”?

E’ oggettivo che passando troppo tempo a filmare, fotografare, fare selfie, dirette e altro si rischia di perdersi qualcosa di quello che si sta vivendo. Una volta si diceva degli asiatici in vacanza per una settimana in Europa: dopo aver passato tutto il tempo a fotografare, solo una volta tornati a casa loro vedevano dove erano stati. Lo spettacolo dal vivo, che ha origini antichissime, ha tuttora uno straordinario vantaggio su qualsiasi altra forma espressiva del genere umano. È nella sua essenza e unicità irripetibile. Quanto succede in ogni concerto dal palco e dal pubblico verso il palco è unico e infinitamente prezioso nella sua sostanza, e molto importante nella costruzione affettiva e armonica di momenti e ricordi formativi della nostra vita e del nostro carattere. Il rischio oggettivo è di perdere questo motore vitale, che non si consuma nella sola durata dello spettacolo, ma la sua memoria spirituale e immateriale può nutrire e alimentare per tutta la nostra esistenza.

Gli AC/DC si sono sempre impegnati a mantenere prezzi equi ai loro concerti, ma lo abbiamo visto tutti: in generale negli anni i prezzi dei biglietti sono lievitati. In base alla tua esperienza, quali costi per un promoter sono aumentati in maniera sostanziale? È solo una questione di cachet dell’artista?

Gli aumenti dei costi sono da sempre da tenere in considerazione in maniera endemica e come dire “naturale”. Il lungo periodo di inattività forzata del Covid ha purtroppo accelerato e peggiorato tutto a causa di tanti fattori, fra cui la perdita di molte maestranze e forniture che hanno proprio cambiato attività. In più la necessità per molti fornitori di fare cassa aumentando il costo delle loro prestazioni. Le tante guerre nel mondo che incidono sui costi di energia, materie prime e trasporti (solo per citare alcune delle cause) hanno fatto il resto.

Ancora grazie mille Claudio per la disponibilità, ci vediamo a Reggio Emilia!

Certo che si, entusiasta ed emozionato come fosse il mio primo concerto.

Ps: abbiamo rischiato di avere un concerto con Axl Rose alla voce nel 2016? La data a Dortmund aggiunta all’ultimo è stata un flop…

Vero, avevo fatto una offerta per un concerto in Italia e fino all’ultimo ci ho creduto. Poi hanno deciso per un altro concerto in Germania che non sapevo fosse andato male.