Troppe domande, che non dovrebbero essere fatte.

Un ultimo album, un ultimo tour. Tutto più o meno annunciato. Insomma, la chiusura in bellezza di 40 anni di carriera. Il “Black Ice Tour” è stata l’ultima mastodontica fatica (anche se terminato con una band allo stremo), immortalata al meglio in un video di recentissima tecnologia, nei ricordi di chi li ha visti e chi no, una o più volte nella vita. Sarebbe bastato finire in quel di Bilbao, il 28 Giugno del 2010: un epilogo ideale, che tutti avrebbero compreso e accettato, forse desiderato. Invece loro hanno voluto regalarci ancora emozioni, con un altro album ad ogni modo gradevole e ancora date per almeno tutto il 2015. Come abbiamo però appreso in questi ultimi mesi, non senza problemi.

Un’atmosfera particolare sta aleggiando sull’intero universo AC/DC, dal momento in cui è venuta alla luce la “questione Malcolm”. Un’atmosfera che si è resa ancor più pesante e instabile con il susseguirsi dei dettagli sulla sua malattia (strano sentirli rivelare così in profondità, soprattutto da Angus), le vicende giudiziarie di Phil Rudd e, ciliegina sulla torta, una frustrante, a volte disorganizzata comunicazione con il proprio seguito di fans, riguardo il tour e le ultime vicissitudini su chi si siederà dietro la batteria nei prossimi giorni e nei mesi futuri.

Mi scuso in anticipo per i toni a prima lettura un po’ polemici e diretti. E’ un po’ uno sfogo.

Diciamocelo: è stato ridicolo, se paragoniamo l’eccellente organizzazione mediatica e delle informazioni riguardanti la precedente tournee, apprendere dei nuovi concerti ovunque tranne che dal sito ufficiale del gruppo. Il fans club che aveva “miracolato” tanti possessori di biglietti è misteriosamente scomparso (ricevo tuttora email di utenti che cliccano a vuoto sui link ancora presenti, ma non funzionanti) ed il loro portale ahimè aggiornato con troppo ritardo rispetto ai tempi a cui siamo abituati tutti i giorni, oltretutto in alcuni casi anche in maniera errata (quanti hanno evidenziato la data di Imola indicata in Agosto?). Pochi minuti, massimo un’ora, e il mondo intero ha già appreso la notizia che la band suonerà in questa o quella città. Ci si è dovuti arrangiare, in sintesi, nel trovare conferme di questo. Non si è avuto un punto di riferimento. Perchè?

Arriva un’altra domanda, che rivolgerei alla band, come se stessi parlando ad un caro amico: dal momento in cui non si ha un batterista presente, perchè mai non viene spiegato qual’è il problema senza troppe scuse (non credo al fatto che Phil “sia dovuto scappare all’ultimo”, riguardo la sua presenza a Londra lo scorso Ottobre)? Ci voleva un arresto per far scoppiare la bolla? O magari sarebbe scoppiata una volta in tour? Oltretutto vengono fatte delle foto in 4, ed utilizzate sui manifesti per promuovere i concerti in programma. Come mai, nel dubbio, non si è pensato di utilizzare il classico logo come per le grafiche del “Black Ice Tour”?. Di chi è stata la brillante idea? Con degli AC/DC coerenti, precisi e puntuali come li abbiamo sempre conosciuti, tutto questo è stato un po’ destabilizzante per chi li segue appassionatamente da anni, come chi probabilmente sta leggendo queste righe.

La riflessione spontanea è stata che la mancanza di “The Brain” Malcolm Young abbia purtroppo influito anche su decisioni del genere. Non riesco a farne troppe altre.

Mi sembra strano come il gruppo non possa accorgersi che là fuori ci siano milioni e milioni di fans, dei quali non più solo pochi aspettano di “sapere”, bensì oggigiorno lo pretende la stragrande maggioranza della gente che continua a comprare i loro dischi. L’estrema riservatezza che negli anni ha sempre contraddistinto la band è arrivata al punto di doversi adeguare ai ritmi dei tempi attuali e rischia – se non lo è già – di diventare un vero e proprio “limite” per gli AC/DC stessi. Non dobbiamo più aspettare la rivista musicale in edicola per leggere dei nostri idoli da un bel pezzo, ci troviamo in tempi in cui si ha fame di informazioni e le si vogliono ADESSO.

Aggiungerei che è anche una questione di “contatto” con i fans. Ed è questo è uno dei motivi per cui AC/DC Italia è nato. Certamente Facebook ha diminuito in molti casi la distanza tra band e propri seguaci, ma se in quanto a contenuti dobbiamo ancora accontentarci delle chat in tempo reale (accadde anche nel 2000 per la promozione di Stiff Upper Lip, 14 – quattordici – anni fa), forse nel caso degli AC/DC non ci siamo ancora. Non un video messaggio, sempre delle fastidiose briciole, countdown, immagini e spezzoni di pochi secondi. E chi fa business sa bene che là fuori ci sono dei drogati per questa band, e centellinano le dosi per creare ancor più dipendenza.

Nell’attuale, sembra assurdo che con un tour programmato ed un’esibizione a pochi giorni dal momento in cui scrivo, bisogna fare affidamento a dei post più o meno ambigui su Facebook, o alle notizie che tutti i portali del mondo riportano facendo copia-incolla l’uno con l’altro. Forse che dietro tutti questi misteri si celino solamente gli interessi (=soldi) di tutti tranne che della band stessa? Fatta questa domanda e una leggera ulteriore riflessione, posso a questo punto chiedere cosa diamine c’entrano gli AC/DC con un evento come i Grammys, non essendo nemmeno premiati per qualcosa, come avvenne ad esempio per la “Rock’n’Roll Hall Of Fame” nel 2003? Oppure con il festival di Coachella, da sempre conosciuto come un festival tutto tranne che “Rock”? Possibile che tutto ciò sembri strano solo al sottoscritto? Ossia che la band abbia perso un po’ del suo potere decisionale e si lasci manovrare come sta succedendo da qualche anno a questa parte (qualcuno mi spieghi il senso, altro esempio, di far uscire il doppio CD del “Live at River Plate” un anno dopo il video)?

Troppe domande, che a mio parere non dovrebbero essere fatte a questo punto della loro storia. Spero solo una cosa, con tutto il cuore: che finiscano mantenendo una dignità, e nella maniera più rispettosa nei nostri confronti. Hanno tutta la nostra fiducia possibile.

Gabriele
gabriele@acdc-italia.com