Emozioni ad alto voltaggio

14 Novembre 2008 – Italia – Ore 7.30

E’ quasi ora di andare al lavoro.
Come ero solito fare prima di uscire di casa, mi stavo apprestando ad accendere il pc per controllare la posta elettronica quando il mio cellulare si mise a suonare.

Immaginai subito di chi potesse essere la chiamata.
Guardai il display. A quell’ora, potevano essere solo due persone.
E’ Andrea, una delle due, non mi sbagliavo. L’altra poteva essere Marco, che era con lui.
Si trovavano a New York, gli AC/DC hanno da poche ore finito il secondo dei due concerti sold out al Madison Square Garden.

Rispondo alla chiamata.
“Pronto! Ehy Andrea, tutto bene? Com’è andato il concerto?”
dall’altro capo del telefono, con il suo tipico accento abruzzese mi risponde con un’insolita euforia:
“Gabbriè, ci sta una sorpresa, mamma mia!”
“Scommetto che Brian vi ha riconosciuti!” – replico.
“Proprio cosi! Ha urlato “FORZA” nel bel mezzo You Shook Me all night long, indicando la bandiera di AC/DC Italia!

Pur essendo per qualcuno obiettivamente banale, questo episodio, insieme ad altri che vi racconterò prossimamente in questo angolo di AC/DC Italia (sempre se vogliate!) è la prova concreta di come la forza di una passione sincera possa farci arrivare ad ottenere qualsiasi risultato, al di sopra di ogni aspettativa puramente personale. L’ho provato tante volte sulla mia pelle, senza aver chiesto nè preteso nulla, nel corso degli ultimi 8 anni.

Penso che provare ciò che definiamo “vera passione” stia proprio nel sentire quelle inconfondibili vibrazioni provenienti dal nostro cuore, captare sensazioni ed emozioni difficilmente descrivibili non appena ci si dedica a ciò che davvero ci interessa, che si tratti di collezionare francobolli, coltivare piante, piuttosto che dipingere o suonare uno strumento. Con il passare del tempo ho notato come vivere qualcosa con sincerità e trasparenza porti non solo a creare una soddisfazione interiore, ma spesso e volentieri a realizzare episodi ed eventi che mai ci saremmo sognati di vivere. I pranzi con Brian, gli incontri con la band e tante altre storie che custodisco nella mia memoria e che sono pronto a condividere con voi, sono stati le prove concrete che hanno rafforzato questo mio modo di pensare a riguardo. Semplicemente ho sempre fatto quello che mi sentivo di fare: appassionarmi sempre di più agli AC/DC.

Non che mi trovi in difficoltà, appunto perchè sono sicuro di come vivo con la più assoluta sincerità la mia passione per il gruppo, ma ogni tanto ho il timore di far confondere la mia intenzione di diffonderla con il “darsi delle arie”. Sono altrettanto convinto però che l’entusiasmo (e la cosa non vale solo per me ovviamente) con cui lo si fa sia sufficiente a far rendere l’idea. Basta saper guardare con gli occhi giusti all’interno di chi abbiamo di fronte, qualcosa che va al di là delle parole in sè. Ho incontrato tanti appassionati della band nel corso di questi anni e devo dire che molto spesso mi sono trovato di fronte a persone sincere, senza un ego, che non fanno paragoni tra un fan e l’altro. Quasi come se rispecchiassero le personalità degli stessi componenti del gruppo. Tutto ciò ha sempre creato un clima di armonia e di grande umanità che penso sia una forte caratteristica dei meeting e concerti della band, qualcosa che si percepisce  “a pelle” e crea da subito un grande feeling. Soprattutto in questo si riconoscono i veri fan degli AC/DC in qualsiasi paese, qualcosa che va oltre ai confini di nazionalità, ai dischi che si possiedono o al numero di concerti ai quali si è assistito o alle volte che li si è incontrati. La voglia di conoscersi, di stare insieme e parlare della propria passione è sempre stato un mio motivo di grande felicità.

Da cosa scatta tutto ciò? Sono fermamente convinto che la loro grandezza in quanto a band sia rafforzata dal fatto di essere stati in grado di “educare” in qualche modo i fans (me compreso) attraverso le risposte alle loro interviste, alle provocazioni, al loro modo di essere così genuino e coerente per tutta la loro intera carriera. Forse perchè sono loro i primi a mettersi nei nostri panni e sapersi guardare da fuori, a essere cosi grandi da non apparire come rockstar o più “semplicemente” atteggiarsi come dei multimilionari. Vi racconto un aneddoto: la band durante il corso del Black Ice Tour era solita alloggiare nella catena di hotel di lusso “Four Seasons”. Camere da 500 Euro a notte, tanto per intenderci. Dopo una gavetta come la loro in effetti, penso nessuno possa giudicare il fatto di volersi godere il risultato di anni e anni di attività e mettersi un pò comodi. Comunque siamo a Dublino, nel Giugno 2009. Un nostro amico – ciao Shane! – scorse Angus e Malcolm uscire dall’entrata principale dell’albergo, accompagnati dalle loro guardie del corpo. Dopo aver scattato qualche foto lungo la strada con loro li salutò, prosegurono poi sul loro cammino. Si venne a sapere poco dopo che erano in cerca di un fish&chips, e la bettola all’angolo poco distante fu la loro meta stabilita. Capite? Questo genere di episodi li rende così vicini ai fan: l’essere umili, il fatto di far trasparire la loro immagine da classe operaia seppur abbiano cifre a 6 zeri sui loro conti in banca.

Una gavetta mica da ridere alle spalle, il saper gestire una carriera sempre con i piedi per terra ha dato i suoi meritati frutti. Non tanto in soldi, non tanto in numeri di vendita, ma in una cosa molto più importante: il rispetto incalcolabile che i fans nutrono nei loro confronti. AC/DC Italia ne è la prova.

Gabriele