Intervista a Francesco Castaldo

Francesco Castaldo è un fotografo professionista che ha avuto l’opportunità di scattare a uno dei due concerti di Milano nel 2009 e ad Udine nel 2010, durante il Black Ice tour. Oltre agli AC/DC, ha immortalato innumerevoli artisti quali Metallica, Aerosmith, U2, Coldplay, Madonna, Red Hot Chili Peppers, Ozzy Osbourne per un totale di oltre 1500 concerti. Scopriamo insieme a lui dettagli e pareri riguardo la sua esperienza nell’aver fotografato la band in queste particolari occasioni, oltre a ricevere chiarimenti e curiosità su ciò che effettivamente non è così scontato nel suo tipo di attività.

Francesco, prima di tutto grazie per esserti reso disponibile per questa intervista. In primo luogo, spiegaci come e quando è cominciata la tua passione per la fotografia.

Grazie ad AC/DC Italia per l’interesse riguardo il mio lavoro. La passione per la fotografia è nata verso i 10/11 anni. Mio padre si era comprato una Yashica 35mm, mi incuriosiva la tecnica con cui erano realizzate le foto che c’erano sul libretto di istruzioni (un ritratto con bokeh sullo sfondo ed un paesaggio notturno realizzato con un’esposizione lunga) ed ho iniziato a leggerlo per capire come riuscire a farle anch’io, perché mi piacevano molto di più rispetto a quelle piatte che facevo io usando la macchina in automatico.

Per te sarà una domanda banale, ma tra i nostri visitatori molti si domanderanno in modo piuttosto essenziale: come si riesce ad andare “insieme a tutti i fotografi” sotto al palco di un concerto?

Parte della risposta è già data nella domanda: bisogna essere un fotografo professionista, che non è uno “status” che ci si auto-assegna in base al possesso o meno dell’attrezzatura ma una professione che tutti possono esercitare aprendo un’attività di fotografia (info qui: http://www.fotografi.org/iniziare/). Dopo di che, per fotografare un concerto, serve l’incarico a svolgere il lavoro, che può essere dato dall’artista stesso o da una rivista che accetta il preventivo per il servizio fotografico offerto. Ho scritto un post sul mio blog in proposito perché è una domanda che mi fanno in molti: http://www.francesco-castaldo.it/2012-01-30/la-fotografia-di-scena/

Immaginiamo ci siano anche dei luoghi comuni, dei falsi miti che riguardano il tuo tipo di attività. Vuoi portarci qualche esempio?

Vengo spesso invidiato dai fan perché pensano che il fotografo al concerto abbia accesso al backstage e sia a contatto con gli artisti. Questo è vero solamente in rarissime occasioni, quando si lavora per l’artista. Nel resto dei casi il fotografo è ormai diventato un problema in più da gestire, più che il professionista che dovrebbe aiutare l’artista a presentarsi nei media con l’immagine adeguata. Quindi l’accesso che si ha è diventato minimo, due o tre canzoni nell’area tra pubblico e palco quando va bene, una o due canzoni dal mixer quando va male e poi si viene scortati fuori dal locale / palazzetto perché il management dell’artista vuole essere certo che il fotografo non rubi altri scatti al di fuori di quelli permessi. Chi vuole fotografare i concerti pur non avendo nessuna nozione di fotografia credendo di vedersi il concerto gratis e di entrare in contatto con il suo artista preferito… doveva nascere vent’anni prima, quando queste cose ancora potevano succedere e con il pass foto si aveva accesso a tutte le aree, dal backstage al palco.

Pensiamo sia opportuno chiarire meglio ció che è consentito e spesso non consentito fare durante una sessione fotografica di un concerto. Quali sono le indicazioni che solitamente vengono date? E nel caso degli AC/DC, ci sono state particolari restrizioni e regole da rispettare al Forum e allo Stadio Friuli?

Per la fotografia di un concerto ci sono le “disposizioni”, date dall’artista (o meglio, dal suo management) ai fotografi. In genere ci permettono di fotografare le prime 3 canzoni del concerto senza flash dall’area che c’è tra pubblico e palco. C’è poi una regola non scritta, di buon senso, che alcuni (purtroppo non tutti) mettono in pratica: cerca di lavorare disturbando il meno possibile l’artista, gli altri fotografi ed il pubblico. Come dicevo purtroppo non tutti capiscono che sono in mezzo ad altre persone che stanno lavorando ed hanno il loro stesso diritto di “portarsi a casa” le fotografie della serata e quindi si comportano in modo non proprio ottimale. Ad esempio tenendo zaini ingombranti sulle spalle (lo spazio spesso è molto piccolo e con lo zaino si urta in continuazione tutte le persone che si hanno attorno, le quali non saranno molto contente di avere foto mosse), invadendo il palco con la parte superiore del corpo (svariate volte m’è capitato di vedere fotografi non solo appoggiarsi al palco ma arrampicarcisi, con momento di strabilio ed imbarazzo da parte dell’artista che si sta esibendo), alzando la macchina fotografica per aria senza accertarsi se ci sia qualcuno dietro che sta fotografando e quindi entrando nell’inquadratura di altri fotografi, mettendo la macchina fotografica a 20 centimetri dal viso dell’artista (che sta suonando per il pubblico, non per i fotografi), ballando nello spazio riservato ai fotografi anziché… beh, fotografare. Sembra assurdo ma più di qualcuno si comporta in questo modo. Nel caso degli AC/DC, ad entrambi i concerti potevo fotografare i primi 3 pezzi, senza flash. Al Forum di Assago c’erano 2 date, con un day off tra le due, il 19 ed il 21 marzo 2009. Io fotografavo la prima ed eravamo 10 o 11 fotografi (ed è veramente un onore essere un fotografo accreditato quando i posti a disposizione sono così pochi e le richieste arrivano non solo dalle principali testate italiane ma anche da quelle estere). Eravamo posizionati 5 per lato della passerella che usciva dal palco, all’incirca a metà della sua lunghezza, in fila indiana e con il divieto di muoverci. Siamo stati accompagnati in postazione poco prima dell’inizio del concerto, oltre che dai 2 responsabili stampa del promoter italiano del concerto e da un responsabile della casa discografica, anche dall’addetto stampa della band che controllava attentamente che nessuno si “perdesse” per strada. Ricordo che mi avevano assegnato il lato opposto della passerella rispetto al punto di entrata laterale al palco per cui ci hanno fatto passare e per arrivarci, ci hanno fatto fare un breve tragitto dietro al palco. E guardandomi in giro in quei pochi istanti chi ho visto chiaccherare con i tecnici? Valentino Rossi! Arrivato in postazione, la passerella era alta un metro o poco più, quindi se Brian e Angus l’avessero percorsa durante le 3 canzoni fotografabili, li avremmo avuti a portata di mano. Ed infatti scesero… e tra i 2, quello rimane il concerto degli AC/DC in cui ho ottenuto i risultati migliori. Certo mi piacerebbe tanto poterli rifotografare oggi, con attrezzatura completamente diversa e anche con l’occhio “maturato” dopo altri 3 anni abbondanti di attività… spero di averne ancora l’opportunità.

Per quanto riguarda Udine invece, il concerto era un anno e tre mesi dopo, il 19 maggio 2010. La giornata è partita male: in autostrada mi si è accesa una spia dell’auto che indicava che c’era qualche problema. Dopo aver verificato che non fosse nulla di grave, ho proseguito ed ho incontrato un traffico tremendo dall’uscita dell’autostrada di Udine fino allo stadio. L’appuntamento per i fotografi era alle 20, ma tra traffico e parcheggio, trovato a più di due chilometri di distanza, sono arrivato tardi. Poco male perché tanto saremmo stati scortati dentro pochi minuti prima dell’inizio del concerto, ma immaginatevi la corsa dal parcheggio allo stadio con uno zaino pesante sulle spalle cercando di telefonare al promoter avvisando che stavo arrivando con il telefono che non prendeva… un incubo. A pochi minuti dall’inizio del concerto siamo stati scortati dentro, perdendo l’esibizione de Le Vibrazioni. Il palco era enorme e la passerella altissima e molto lunga, probabilmente arrivava fino a metà campo. Questa volta siamo stati posizionati su due piattaforme leggermente rialzate rispetto al terreno, posizionate ai due lati della passerella, attaccate al palco. Anche qui, una volta deciso da che lato fotografare, non ci si poteva più muovere. Nel punto migliore della piattaforma era posizionato un cameraman ed ovviamente non ci si poteva avvicinare per non disturbare il suo lavoro. Nonostante le piattaforme rialzate, il palco era così alto che i membri della band si vedevano solamente se suonando venivano a ridosso del bordo, altrimenti non si capiva neppure dov’erano. Per questi motivi, dal punto di vista fotografico non sono rimasto molto soddisfatto, se non di un paio di foto che ho scattato sia a Brian che a Angus mentre erano al termine della passerella, e quindi si vedono di spalle con gli occhi di bue puntati contro. Finiti i 3 pezzi siamo stati scortati fuori, ed ho ascoltato 3 o 4 canzoni camminando fino al parcheggio.

In pratica, i concerti degli AC/DC li ho visti solo in dvd.

Illustraci, magari con qualche piccola nozione tecnica, qualche dettaglio relativo ai concerti degli AC/DC che hai fotografato: qualità delle luci, difficoltà varie, tempi di scatto e via dicendo.

Fotografare gli AC/DC presenta le solite problematiche di un qualunque concerto… variazioni di luce improvvise, impossibilità di controllare l’intensità ed il colore dell’illuminazione , impossibilità di dirigere il soggetto. Il vantaggio però era che le luci erano molto potenti e quindi non servivano iso altissimi per fotografare, tant’è che non credo di aver superato gli 800, cosa abbastanza eccezionale. Diaframma aperto e tempi regolati di conseguenza. Le mie foto su flickr hanno i parametri di scatto visibili, ci si arriva cliccando in alto a destra sul modello di macchina fotografica utilizzata.

Per i concerti di Milano e Udine, con che attrezzatura hai scattato?

A Milano avevo noleggiato per l’occasione una seconda macchina, una Canon EOS-1Ds Mark II, oltre alla 400D che usavo in quel periodo. Come obiettivi ho usato il Canon 70-200 f/2.8 IS USM (che ho ancora tutt’oggi e si comporta molto bene), montato sulla 1D, ed il Canon EF-S 17-55 f/2.8 IS USM, che sarebbe l’equivalente del 24 70 ma adatto ai sensori APS-C. Ad Udine credo di aver usato solamente una Canon EOS 50D con il 70-200. Avevo un’altra macchina e grandangolo ma per quello che vedevo del concerto dalla mia postazione sarebbero stati inutili.

Sicuramente avrai vissuto il concerto, o almeno una parte, da una posizione particolare, che ti avrà di certo fatto comprendere l’emozione e il calore del pubblico alle tue spalle in occasione del ritorno della band in Italia dopo ben 8 anni. Quali sono state le tue impressioni? Riesci a paragonarle a qualche altro evento in cui hai lavorato?

L’emozione, per quello che mi riguarda, l’ho provata prima e dopo il concerto al pensiero di aver potuto fotografare delle icone musicali di questo livello. Durante il concerto, anzi, durante i 3 pezzi che potevo fotografare, ero molto concentrato sull’azione che si evolveva sul palco, sul non intralciare nessuno ma sopravvivere alle sgomitate ed agli spostamenti degli altri fotografi, sulle inquadrature da scattare e sull’esposizione delle foto. In quel momento la musica diventa un piacevole sottofondo, che sicuramente aiuta molto a raggiungere l’obiettivo, ma su cui non sono particolarmente concentrato. Quando vengono spente le luci e parte il boato di accoglienza del pubblico… beh lì l’emozione si fa sentire, soprattutto in uno stadio con 40.000 persone. Anche la vista da lì davanti è mozzafiato…

Guardando le tue foto (visionabili sul sito personale www.francesco-castaldo.it) ci impressiona la tua abilità nel catturare le piu particolari espressioni, energia e dettagli scenici, nonché la qualità grafica delle immagini stesse. Che consigli puoi dare e cosa ti preme di piu spiegare a coloro che si avvicinano al mondo – sempre più “popolato” della fotografia?

Vi ringrazio molto. Il mondo della fotografia in campo musicale non è “molto popolato”, ma sovraffollato. C’è più offerta che domanda per cui ho smesso da un po’ di dare consigli (oltre a quelli già presenti sul post del mio blog che ho segnalato prima). La fotografia a questi livelli non è un hobby ma una professione, il fotografo è un “imprenditore” che oltre a saper scattare ottime fotografie che siano richieste dal mercato, deve riuscire a venderle; se i costi superano i ricavi, l’”impresa” fallisce. Se una persona ci crede veramente, seguendo quella strada forse raggiungerà qualche risultato. Se lo scopo è avvicinarsi al proprio artista preferito invece si hanno più opportunità partecipando ai numerosi contest con in paio meet & greet o acquistando i “vip tickets” che stanno diventando popolari anche in Italia.

L’intervista è giunta al termine. Ti ringraziamo ancora per il tempo che ci hai dedicato e ti lasciamo carta bianca per i saluti finali.

Grazie a Gabriele e a AC/DC Italia… e speriamo di trovarci presto ad un concerto degli AC/DC! A giugno Brian non aveva mica dichiarato che si stavano avviando i lavori per un nuovo album?