Milano 2009: il primo contatto con la band

di Gabriele Staff AC/DC Italia - gabriele@acdc-italia.com

L’entusiamo, la soddisfazione, la gioia e il livello di adrenalina sono ancora ai massimi livelli, proprio ora che sto scrivendo (Domenica mattina – 22 Marzo 2009). E’ da Mercoledi 18 che non riuscivo a dormire tranquillamente e, come me, penso sia stata la stessa cosa per migliaia di voi. Troppa tensione, un crescendo di emozioni indescrivibile che ha come culmine il momento in cui si sono spente le luci per introdurre il video di “Rock’n’Roll Train”. Per molti la realizzazione di un sogno atteso da una vita, per tanti altri la fine di un’interminabile attesa durata 8 anni. Non ce n’è per nessuno, solo il pubblico italiano riesce a trasmettere cosi tanto calore, affetto ed energia. Gli AC/DC se ne sono accorti, lo si capiva bene guardando i loro volti trasmessi sui megaschermi. Felici di avere a che fare con un pubblico cosi caldo ed elettrizzato, come non avevano mai visto, probabilmente, per questa tournee. Quasi due ore di Spettacolo, con la S maiuscola. Qualche tracurabile errore (siamo sicuri a causa della LORO emozione di fronte a un pubblico simile!) e alcuni problemi tecnici per Brian nella data di Giovedì 19, ma comunque concerti assolutamente memorabili. Incredibile come le tre giornate di Giovedi-Venerdi-Sabato abbiano trasmesso un senso di festività, un po’ come per il Natale, creando un’atmosfera molto particolare, assolutamente percepibile tra le persone presenti.

Avendo avuto modo di pranzare con Brian nella giornata di Venerdi, ci ha raccontato di non essere in perfetta forma fisica a causa di un problema muscolare, una specie di strappo alla gamba, che lo ha costretto a zoppicare e sottoporsi a dolorose e fastidiose iniezioni di cortisone. Ad ogni modo, l’impressionante risposta del pubblico (la band si è stupita sentendolo dai camerini prima dello show!) è servita indubbiamente come “antidolorifico” e a caricare il gruppo. Per quanto riguarda i disguidi tecnici, durante il concerto ha avuto seri problemi ai suoi “ear-monitor” (le cuffie per sentire la propria voce e il resto degli strumenti) a partire da “War Machine” fino a “Highway to hell”. Praticamente il volume del cantato era inesistente, e ciò rendeva davvero difficile per lui capire se era realmente intonato o meno. Dopo qualche imprecazione al tecnico audio, che nel frattempo aveva mandato in crash il sistema computer per la regolazione dei suoni nei suoi ear-monitor, la situazione è tornata alla normalità solo alla fine della scaletta. Sta di fatto che Brian ha più volte ribadito e confermato l’affidabilità del mondo analogico rispetto alle tecnologie digitali: – “Una volta bastava spostare in alto e in basso le levette del mixer, mentre adesso si usa un computer e una tastiera” – il tutto con una spiritosa mimica di battitura.

Ha raccontato inoltre che a volte un giorno solo di pausa tra uno show e l’altro non è sufficiente per recuperare le forze. A suo dire, solo 10 giorni di vacanza a Natale sono stati davvero pochi. Incredibile è stato sentire un aneddoto riguardante Angus: durante il tour americano dello scorso autunno/inverno, il chitarrista si è ferito ad una costola, a causa di un urto con la sua Gibson, probabilmente durante qualche “caduta”, tipica di ogni show. Per le settimane successive ha avuto seri problemi di movimento, tali da non riuscire a piegarsi, che però non hanno intaccato le sue performance sul palco. Insomma, una vera forma di passione e rispetto per il pubblico.
Durante il pranzo Brian ha inoltre confessato di non sapere in quale città andrà a suonare dopo Milano. “Siamo sempre in viaggio” – “e non importa in che città andrai, devi essere comunque sul palco e dare il massimo!”.

Una volta terminato di mangiare abbiamo scattato le foto di rito, ma non sono finiti i colpi di scena: pochi secondi dopo essere usciti dalla sala pranzo, ecco arrivare Malcolm Young in persona! Il tempo di una foto, una stretta di mano, un autografo e lo lasciamo andare a pranzare. Ci spostiamo quindi al bar, con la speranza di incontrare qualche altro membro della band. Purtroppo nessuno si fa vivo e pensiamo di uscire, rimanendo in compagnia di altri 2 fans stranieri, con i quali stringiamo amicizia. Ci avvisano che Angus e Cliff sono usciti poco prima, così decidiamo di restare ad aspettare il loro ritorno. Dopo qualche tempo (la cui concezione è andata persa nella giornata di Venerdi), notiamo una persona minuta che entra nella via del Four Season (l’hotel dove alloggiava la band) e si dirige nella nostra direzione: Mr Angus Young!. Lo chiamiamo e attraversa la strada sul nostro lato per venirci incontro. Autografi e foto per tutti sotto lo sguardo felice della moglie Ellen (anche lei a Milano) che ci chiede come stiamo, avendoci incrociati poco prima durante l’incontro con Brian. Gli rispondiamo: “Stiamo sognando!”…

Qualche minuto ed ecco arrivare Cliff con la figlia (davvero molto bella!). Quasi per scherzo gli facciamo firmare la dedica “incompiuta” che ci aveva scritto a Stoccolma un mese fa. Lui si ricorda bene del nostro incontro in Svezia, e ci stringe la mano con forza sorridendo. Manca solo Phil all’appello. Un fan francese presente ci racconta che quando è uscito si è rifiutato di fare foto e autografi. Si dice che sia una persona un pochino scontrosa e lunatica, o meglio… bisogna aver la fortuna di incontrarlo in una giornata si. Dopo circa mezz’ora ecco apparire il batterista. Sul suo volto appare purtroppo chiara la non voglia di firmare autografi. Solo pochi riusciranno ad ottenere uno “scarabocchio” e qualche foto più o meno decente. Purtroppo per noi, nessuna foto con bandiera da mostrarvi. A questo punti sono rientrati tutti. Dediciamo di andare a mangiare qualcosa per poi tornare. Arrivano le 19.30 circa quando due van con vetri oscurati si appostano fuori dall’ingresso: probabilmente qualcosa bolle in pentola. Dopo pochi minuti infatti ecco uscire Angus, con l’immancabile sigaretta, che lancia qualche saluto alzando il braccio, senza però avvicinarsi. Poi Malcolm, Phil, Cliff e per ultimo uno zoppicante Brian (per i motivi spiegati ad inizio articolo), che si avvicina per la gioia di tutti i presenti.

Poco dopo la band si divide nei rispettivi van, che partono seguiti dai nostri applausi.